MODENA, 26 mag. – “Mi aspettavo un risultato migliore, sia per me che per Forza Italia. Tutti favoleggiavamo su risultati attorno alle 30, 40 mila preferenze, e alla fine, al netto della capolista che è trascinata per forza propria, il primo degli eletti ha avuto 20 mila preferenze. Io ne ho avute 13.150 ed è un ottimo risultato”.
Così Gianpiero Samorì, candidato di Forza Italia alle Elezioni Europee nel Nord Est.
“Basta fare i conti della differenza di bacino elettorale tra Veneto e Emilia Romagna per vedere che sostanzialmente i due dati si equivalgono. A un denominatore più alto in Veneto corrisponde un denominatore più basso in Emilia Romagna, quindi un’espressione di preferenze minori. Se si esclude la capolista, con 13.150 preferenze sono il più votato tra gli emiliano romagnoli all’interno del collegio, e sono arrivato primo in Emilia Romagna. Che è un risultato buono. È chiaro però che quando si corre per vincere uno preferisce vincere che avere un buon risultato” continua Samorì.
“La prossima volta spero che vada molto meglio. Intanto sono soddisfatto del mio risultato in una tornata elettorale veramente traumatica per Forza Italia. Basti pensare che l’amico Remo Sernagiotto ha preso 21.000 preferenze circa, dopo 15 anni che lavora come consigliere e assessore alle politiche sociali, e che quindi ha una conoscenza del territorio molto forte e pervasiva, è arrivato a prendere 8 mila preferenze più di me. Che poi equivalgono alla differenza di preferenze tra Emilia Romagna e Veneto” spiega Samorì.
“È evidente che a Modena c’è bisogno di strutturare meglio il partito, creare una nuova classe dirigente fatta di giovani, che inizino a lavorare da domani per essere candidati tra 5 anni. Perché così siamo troppo improvvisati. Non si può rivolgersi agli elettori solo tre giorni prima del voto. Bisogna fare formazione culturale, avere relazioni con associazioni di categoria, altrimenti è impossibile essere competitivi con la sinistra”.
“A livello nazionale – conclude Samorì – è evidente che il partito sia sofferente. Io penso, ma è un’idea personale, che si debba costruire un modello sociale di riferimento: bisogna spiegare ai ceti sociali che tendenzialmente potrebbero votarci quali sono le nostre proposte di medio periodo e di politica economica per fare in modo che poi queste non arrivino a vedere Renzi come l’unico referente affidabile. Così diventa una lenta consunzione”.