Ho letto oggi due interessantissime dichiarazioni.
La prima del Dott. Patuelli e la seconda del Presidente di Consob, il Professor Vegas.
Il Presidente di ABI sostiene che sia stato un errore applicare retroattivamente le norme sul bail in in particolare, agli obbligazionisti subordinati. È quasi la scoperta dell’acqua calda perché solo una classe politica totalmente disinteressata alle esigenze dei propri risparmiatori e non in grado di conoscere i meccanismi di funzionamento della vita reale, non avendo mai lavorato, poteva accettare di far pagare il conto del risanamento delle banche a risparmiatori tanto privati che istituzionali che avevano acquistato obbligazioni subordinate la cui emissione era stata autorizzata dalle autorità di vigilanza, magari cinque o sei anni prima del 1.1.2016, confidando su risultati di bilanci che credevano veri, certificati e mai contestati o messi in discussione dalle autorità di controllo.
Il governo, se realmente interessato al tema, dovrebbe perciò subito intervenire in sede comunitaria per ottenere una modifica della normativa escludendo dalle norme sulla risoluzione dei dissesti bancari tutti coloro che a vario titolo hanno investito nelle banche prima dell’entrata in vigore del bail in.
Diversamente cosa succederà? Si ruberanno due o tre miliardi a incolpevoli investitori ed il sistema si troverà con oltre settanta miliardi di prestiti obbligazionari, buona parte subordinati che nessuno vorrà più sottoscrivere alla scadenza per paura che prima o poi una nuova norma retroattiva, per cause di bilanci nuovamente falsi, li perdono tutti quanti.
Ben pari importante è il rilievo del Professor Vegas sul fatto che la BCE si sia vista attribuire i poteri di decidere sui default e risanamenti bancari senza che le sia stato fissato alcun termine delle decisioni.
Questo vuoto normativo che testimonia ancora una volta come oramai si stia scivolando verso modelli sociali oligarchici che tutto consentono alle istituzioni e nessun diritto attribuiscono ai cittadini, produce conseguenze pregiudizievoli enormi sulla stessa stabilità del sistema bancario, rendendo irreversibile il dissesto di banche in crisi anche quando il dissesto sarebbe recuperabile.
Un esempio basta per tutti: da quattro/cinque mesi si aspettano decisioni sul destino di Monte Paschi Siena, Veneto Banca e Popolare Vicenza che nel frattempo hanno subito la paralisi di fatto dell’operatività ed una emorragia della raccolta perché nessuno si sente tranquillo a lasciare i propri soldi in banche il cui destino non si sa quando e come verrà deciso.
È questo un caso del quale vale davvero la pena dire: “In Europa sì, ma non così”.
Gianpiero Samorì